Grandi navi: l'incubo del porto d'altura
L'onorevole Cesare De Piccoli (Pd), ex vicesindaco di Venezia, torna a presentare il suo progetto di porto fuori dalla laguna (lo aveva presentato dieci anni fa ma era stato bocciato). Secondo De Piccoli il suo porto permetterebbe "l'attracco contemporaneo di cinque navi da crociera di grosse dimensioni" (ossia fino a 380 metri di lunghezza). Quanto a trasportare in centro decine di migliaia di crocieristi al giorno,
De Piccoli spiega che "dal punto di vista dei trasporti si può fare tutto". Non sembra che si preoccupi delle conseguenze che quel "tutto" avrebbe sul territorio e sulla vita dei veneziani:
si parla di ventimila passeggeri al giorno in entrata e altrettanti in uscita tra porto offshore e Venezia insulare. Ma secondo questo progetto basta portarli al Cavallino dove si può creare "un
efficiente sistema di collegamento con Tessera", da collegarsi a sua volta a Venezia "con un efficiente sistema di traghetti o con la sublagunare, che così avrebbe un motivo per essere fatta
davvero".
Non si sa, leggendo quelle parole, se siano serie o il frutto di una specie di psicosi collettiva davanti alla prospettiva di aumentare i flussi turistici e i conseguenti incassi. Che cosa
diverrebbe la città di Venezia con quel diabolico servizio "efficiente" che scaricherebbe nelle calli e sui ponti altre venti-trentamila persone al giorno in aggiunta alle ottantamila di oggi?
Eppure i veneziani stessi non sembrano preoccuparsi molto della cosa.